8 luglio 2013
Come supreme autorità della Chiesa Cattolica Romana, i Papi scrivono encicliche per esporre gli aspetti della fede cristiana che ritengono particolarmente rilevanti o importanti per il loro tempo. Le encicliche segnano il profilo teologico di un dato pontificato e ne forniscono un griglia interpretativa. E’, quindi, interessante leggere la prima enciclica di Papa Francesco che si intitola Lumen Fidei (LF), la luce della fede. E’ il primo lavoro teologicamente articolato di Bergoglio da quando è diventato Papa Francesco.
Il primo elemento degno di nota è che in realtà si tratta di un lavoro che viene da Benedetto XVI, ora Papa emerito. Ratzinger aveva pianificato una trilogia di encicliche sulle virtù teologali: amore, speranza e fede (in questo ordine). A questo proposito ha scritto Deus caritas est (2005) e Spe Salvi (2007) ed era in procinto di pubblicare quella finale sulla fede, avendo già completato la prima bozza. Le sue dimissioni inaspettate nel febbraio 2013 hanno di fatto congelato il progetto. Evidentemente, però, Ratzinger ha passato il manoscritto a Francesco che ha pensato di firmarlo come parte del suo insegnamento e dopo l’aggiunta di “un paio di contributi” da parte sua (7). Siamo quindi di fronte ad una enciclica firmata da Francesco, ma in gran parte frutto del pensiero di Benedetto XVI.
Il contributo di Ratzinger è evidente in tutto il testo. Quasi tutte le citazioni provengono dalla tradizione tedesca (ad esempio F. Nietzsche, 2; M. Buber, 13; R. Guardini, 22; L. Wittgenstein, 27; H. Schlier, 30) o dalla grande cultura europea (Dante, 4; J.-J. Rousseau, 14; F. Dostoevskij, 16; J.H. Newman, 48; T.S. Eliot, 75). E’ chiaro che uno studioso come Ratzinger stia dietro queste discussioni. L’amato Agostino è di gran lunga il più citato Padre della chiesa (ad esempio 10, 15, 19, 23, 31, 33, 43, 48). E’ stata la teologia di Agostino ad essere oggetto della ricerca di dottorato di Ratzinger. I temi e il tono del pensiero di Ratzinger sono anche fortemente riflessi nel modo in questa Enciclica si occupa della questione della verità e del relativismo (ad esempio 25), o della modernità e del suo “totalitarismo” che esclude la fede (ad esempio 54).
Apparentemente Francesco è a proprio agio con tutto questo e quindi non ha operato cambiamenti o modifiche. LF ricorda “il dono della successione apostolica” attraverso la quale alla memoria della Chiesa è data continuità (49) e l’enciclica stessa testimonia la successione ininterrotta del Papato, anche per quanto riguarda la dottrina.
LF è una lunga riflessione sulla fede, divisa in quattro parti. Si inizia con il personaggio biblico di Abramo e la successiva storia del popolo di Israele. Il linguaggio è biblico (per esempio, la fede è l’opposto dell’idolatria, 13) e il tono è evangelico (ad esempio, la fede è un “incontro personale”, 13). A un certo punto il testo si spinge fino a dire che “crediamo in Gesù quando lo accogliamo personalmente nella nostra vita e ci affidiamo a Lui” (18). Fermandosi qui, si potrebbe pensare che questo sia un documento evangelico che sottolinea il linguaggio personale della fede. Questa non la storia intera, tuttavia.
Continuando a leggere si trova una sezione intitolata “La salvezza per fede”. Si noti l’assenza dell’avverbio “sola”, che è ovviamente fondamentale per la comprensione evangelica della salvezza. La Riforma protestante del XVI secolo ha insistito sul fatto che la salvezza è “per sola fede”, ma dal Concilio di Trento in poi, la Chiesa cattolica non ha accettato la dottrina della salvezza per sola grazia mediante la sola fede. Infatti, Francesco scrive che “L’inizio della salvezza è l’apertura a qualcosa che precede” (19). La fede, suggerisce il Papa, è solo l’inizio del processo, ma il cammino del credente richiede la fede più le opere, la fede attraverso i sacramenti, e la fede con la Chiesa che impartisce i sacramenti. In altre parole, la fede della LF è la fede che il Concilio di Trento ha definito nei suoi decreti e canoni. Parte del linguaggio è diventato evangelico, ma al suo centro la sostanza teologica è rimasta tridentina.
La terza parte della LF spiega nel dettaglio come ciò avvenga. Qui Francesco (e Benedetto) vuole sottolineare il fatto che la Chiesa è “la madre della nostra fede” (37-38). La nostra fede non è mai nata in noi stessi come individui, ma ci precede e ci segue. E’ attraverso “la Tradizione apostolica conservata nella Chiesa” che la fede nasce e si nutre. Citando il Concilio Vaticano II, Francesco scrive che la Chiesa “racchiude tutto quello che serve per vivere la vita santa e per accrescere la fede del Popolo di Dio, e così nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto la Chiesa perpetua e trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede” (40). Non è più la Parola di Dio che apre la strada, ma la Chiesa. Il modo in cui lo fa è attraverso i sacramenti. In un passaggio rivelatore, LF dice che “la fede stessa ha una struttura sacramentale” (40). Secondo LF, la fede è un incontro personale, ma la fede è anche ricevuta attraverso i sacramenti. Queste sono le due facce della stessa medaglia. Quello che segue è una breve spiegazione della dottrina cattolica romana della rigenerazione battesimale (41-43) e dell’Eucaristia (44-45), che sono la porta della fede e la sua espressione più alta. Il Papa continua a dire che questa dottrina è una ed integra, vale a dire che le dimensioni personali e sacramentali della fede sono indivise (47-49).
Come in tutte le encicliche, anche LF termina con una invocazione a Maria, “Madre della Chiesa, Madre della nostra fede” (58-60). Mentre i discepoli chiesero a Gesù di aumentare la loro fede (Luca 17,5), LF si conclude con una preghiera a Maria: “Aiuta, o Madre, la nostra fede”.
Lumen Fidei ben raffigura l’impiego attuale del linguaggio evangelico in importanti settori della Chiesa cattolica romana. Esso è iniziato con la parola “evangelizzazione” e ora prosegue con la fede come “incontro personale”. L’uso di tale espressione, tuttavia, deve essere messo nel contesto della tradizionale dottrina cattolica romana che è tridentina, sacramentale e mariana.