Senza parole. Il tentativo cattolico di ridefinire il termine “evangelico”

1 aprile 2013

recensione a: George Weigel, Evangelical Catholicism. Deep Reform in the 21st-Century Church, New York, Basic Books 2013, pp. 291.

“Il principio della sapienza è la definizione delle parole” (Socrate). Se si definisce una parola in un certo modo si fa un’affermazione sulla realtà. La nostra cultura postmoderna ci ha instillato l’idea che le parole non abbiano significati stabili, ma esistono in un flusso che le guida in un modo o nell’altro a seconda degli interessi dei loro utilizzatori.

Questa è la situazione attuale della parola “evangelico”. C’è stato un tempo in cui la parola “evangelico” significava qualcosa di simile a questo: biblicamente, ciò che dice l’evangelo secondo l’insegnamento della Scrittura. Storicamente, in riferimento alla Riforma protestante del XVI secolo Riforma protestante e ai risvegli evangelici dei secoli successivi. Dottrinalmente, è stato un sinonimo dell’ortodossia cristiana, con particolare attenzione al principio formale dell’autorità biblica (Sola Scriptura) e al principio materiale della giustificazione per la sola fede (Sola gratia e Sola Fide). Dal punto di vista spirituale, il termine è stato usato per sottolineare la necessità della conversione personale risultante in una vita trasformata. Sul piano religioso, evangelico ha contraddistinto un movimento distinto rispetto al cattolicesimo e all’ortodossia orientale, così come diverso dal liberalismo. Da John Wycliffe (doctor evangelicus) a Carl Henry, da Martin Lutero a John Stott, dal pietismo al Movimento di Losanna, vi è stato un significato vagamente definito, accettato anche dai non-evangelici. E’ vero che gli evangelici hanno sempre discusso le minuzie di ciò che significa veramente. Ci sono interi scaffali di biblioteche che sono dedicati a questi importanti dibattiti. Eppure, la parola ha conservato un significato piuttosto stabile che ha favorito un’identità comune e un senso di appartenenza nel corso dei secoli e nel nostro mondo globale. Ora stiamo assistendo a un nuovo tentativo di significare la parola “evangelico”, al fine di darle un volto del tutto diverso.
Questo libro di Weigel è un tentativo intelligente di riprogettare la parola recidendo le sue radici storiche e sostituendole con altre radici, cambiando la sua prospettiva dottrinale, e rinegoziando il suo uso religioso. In altre parole, questa è una modificazione genetica di una parola. La tesi di fondo del libro è che il cattolicesimo evangelico (CE) è una qualifica del cattolicesimo romano a partire dal magistero di Papa Leone XIII (1878-1903), passando dal Concilio Vaticano II (1962-1965), e che ha trovato il suo esponente principale in Giovanni Paolo II (1978-2005) ed è stato ancor più rafforzato da Benedetto XVI (2005-2013). Si tratta di una nuova narrazione della parola che ingloba il “ressourcement” (cioè la ri-appropriazione delle fonti: Scrittura e Tradizione) e l’”aggiornamento” (cioè aggiornamento di approccio, non di dottrina).
Secondo Weigel, evangelico è un aggettivo qualificativo, non un sostantivo. Il nome che porta significato e sostanziale è cattolicesimo. Tutti gli elementi romani del cattolicesimo romano sono comunque parte del CE: i sacramenti, la mariologia, la gerarchia, le tradizioni, il papato, le devozioni, ecc. A questo “cattolicesimo” Weigel aggiunge l’aggettivo “evangelico”, che si riferisce essenzialmente alla profondità delle convinzioni e alla passione con cui le si fa conoscere. Il CE è un cattolicesimo a tutto tondo praticato con forte impulso e slancio missionario. Il cattolicesimo è la dottrina e l’hardware istituzionale, mentre “evangelico” è il software sociologico e psicologico. Mentre la dottrina rimane profondamente cattolica, lo stato d’animo spirituale è definito evangelico.
La principale modifica genetica che intacca la parola “evangelico” è solo la punta dell’iceberg di un piano più grande. Tutto il libro rispecchia il tentativo in corso di cambiare il significato delle parole che storicamente appartenevano al vocabolario evangelico. “Conversione”, “evangelizzazione” e “missione” sono alcuni esempi di parole che sono oggetto di risemantizzazione. Si prenda ad esempio la conversione. E’ stata uno slogan per la testimonianza evangelica. Gli evangelici la usavano per segnalare il momento in cui, da non convertiti, sono stati convertiti credendo in Gesù Cristo. Secondo il CE, invece, la “conversione” è un processo, non una esperienza puntilineare. Ci troviamo nella necessità permanente di essere convertiti e qui si inserisce la visione “sacramentale” del cattolicesimo per la quale noi dipendiamo dai sacramenti della Chiesa, dall’inizio alla fine. Il CE di Weigel decostruisce il significato evangelico della conversione e lo ricostruisce dicendo che si tratta di un processo di tutta la vita che si verifica pienamente all’interno del sistema sacramentale della Chiesa cattolica romana. Usiamo la stessa parola, ma intendiamo cose diverse.
Gli evangelici possono pensare che il CE è evangelico in senso storico e teologico, ma non lo è. E’ il cattolicesimo romano che prende lo zelo “evangelico” e lo incardina nella fede tradizionale cattolico-romana. Naturalmente, operiamo in un mondo di libero mercato delle parole ed è perfettamente legittimo che gruppi di pressione cerchino di cambiare il significato delle parole. Nessuno può pretendere la proprietà delle parole, ma tutti dovrebbero essere consapevoli di quando un simile piano revisionista viene messo in atto.

55. La luna del Vaticano es de miel… de momento

01 DE ABRIL DE 2013

La luna de miel es ese tiempo especial cuando dos recién casados viven su relación sentimental formalizada, o sea, un tiempo romántico y encantador. Durante este tiempo, cada miembro de la pareja únicamente percibe y realza los mejores rasgos del amado, pero no ve los defectos.

Las lunas de miel, por lo general, duran un corto período de tiempo al que le siguen unas apreciaciones más realistas y críticas con el otro.

Es interesante observar es lo que ocurre en la vida pública. En nuestra cultura de famosos, las lunas de miel con figuras globales acostumbran a ser frecuentes y apasionadas. Una vez que una persona es elegida para un cargo importante, la opinión pública tiende a empezar un “affaire” con la nueva y poderosa figura, seleccionando y alabando todos sus méritos y pasando por alto el resto de aspectos menos positivos, al menos al principio.

Esto es lo que está sucediendo con el Papa Francisco después de su elección al papado. Está produciéndose una luna de miel global. Entre las múltiples facetas de la misma (p. e., en círculos católicos internos o en círculos ecuménicos), hay dos puntos de vista primordiales que son dignos de consideración.

LA LUNA DE MIEL SECULAR
Los comentarios de la prensa internacional han sido muy generosos, por no decir entusiastas, hasta ahora.

La imagen de Francisco se percibió como “real”, “con los pies en el suelo”, “personal”, “humilde”; algo muy diferente con la regia arrogancia de los papas más tradicionales.

Sus referencias al cuidado del medio ambiente, la pobreza y la ternura fueron sumamente alabadas y entendidas como muy políticamente correctas. Su insistencia en “la misericordia” se comprendió como una puerta abierta a los diferentes estilos de vida sexuales y a las elecciones morales, alejándose de una actitud crítica por parte de la iglesia. Su disposición a mezclarse entre la gente y su comportamiento relajado por lo que al protocolo se refiere, se consideraron como pruebas de su deseo de identificarse con las personas normales y de vida corriente.

La prensa internacional decidió evitar y considerar irrelevante la relación del Cardenal Bergoglio con el pasado político argentino. No se efectuó ninguna investigación adicional concerniente a los “oscuros” años de los regímenes totalitarios y al papel de la Iglesia Católica en la América Latina.

Su fuerte postura contra los matrimonios homosexuales en su país se olvidó. Sus posiciones más bien conservadoras en los temas morales, sencillamente se pasaron por alto.

A diferencia de su predecesor, que era un teólogo público con varios libros editados, el Papa Bergoglio no tiene ningún récord de ser un “maitre-à-penser” católico.

Las personas que conocen a todo su “staff” dicen que el papa Francisco está en la misma página que Benedicto XVI en lo que se refiere a defender la tradicional posición de la Iglesia Católica en estas áreas. A pesar de todo, la prensa secular se enamoró de Francisco.

¿Por qué?

Puede que exista una explicación sociológica a este problema. En este tiempo marcado por una crisis social, una ruptura cultural y una incertidumbre económica, la gente está ansiosa por encontrar a alguien que le inspire confianza y le infunda esperanza.

Alguien que sea poderoso pero que, no obstante, dé la impresión que está en el mismo barco que nosotros. Una figura paternal positiva que pueda hablar palabras sencillas de amor y repartir caricias psicológicas.

Alguien que pueda identificarse con la gente, enviando el mensaje de “Yo estoy con vosotros”, luchando con los mismos retos y ayudando a todos a superarlos. Un “mesías” seglar que proclama un “evangelio suave” de compasión y capacidad de recuperación.

En sus primeros días como Papa, el Papa Francisco ha cumplido con las expectativas; al mundo laico le disgusta enormemente “la” Iglesia pero ama al Papa célebre. ¿Qué va a pasar cuando empiece a pronunciar las “duras” palabras de la Iglesia Católica?La ironía de todo esto es que el cínico, suspicaz y desencantado mundo moderno fue re-encantado por un hombre que usa el nombre de un santo profundamente religioso, medieval y primitivo.

LA LUNA DE MIEL EVANGÉLICA
Los comentarios procedentes del mundo evangélico también estuvieron marcados por la actitud de luna de miel. Las declaraciones oficiales y las redes sociales emitieron reacciones entusiásticas tras su elección. “Hombre de Dios”, “amigo de Jesús”, “hombre de oración” … fueron algunos de los comentarios más comunes.

Francisco también fue aclamado como el nuevo héroe nacional o incluso continental del que sentirse orgulloso, el nuevo Diego Armando Maradona (de mi generación) u otro Lionel Messi, es decir, un hombre que personifica las expectativas de una nación entera, alguien con quien el pueblo evangélico también desea identificarse.

Con el debido respeto, la idea de un hombre de Dios cristocéntrico orando a María y a los santos, inclinándose ante un icono y encomendándose él mismo y su auditorio al cuidado de María, es difícil de aceptar desde un punto de vista evangélico.

Y esto fue exactamente lo que el papa Francisco hizo el primer día de su papado. Nadie niega la profunda espiritualidad de Francisco ni su piadosa devoción. El problema radica en el discernimiento evangélico que tiende a seleccionar unos pocos aspectos aparentemente positivos y olvida los negativos. El resultado es una imagen truncada en el mejor de los casos y una evaluación falsa en el peor de ellos.

El movimiento evangélico global no tiene celebridades que puedan compararse con las provenientes del mundo de la música, del deporte y de la política. El papa Francisco aparentemente llena este vacío. A diferencia de su cerebral predecesor, sabe como hablar al corazón; sabe como abrazar a la gente.

Los comentarios evangélicos están en gran parte basados en anteriores relaciones personales con el antiguo Cardenal Bergoglio. Una vez más, nadie duda ni por un momento, de la integridad y de la cordialidad del Papa, pero al hombre nunca puede separársele de su papel y su lealtad a su misión jesuita, la cual ahora también es papal.

La orden jesuita fue fundada en 1534 por Ignacio de Loyola y en su turbulenta historia siempre han estado comprometidos como “soldados” del Papa con el fin de luchar contra la herejía (protestante) y promover la misión católica en el mundo.

Francisco es el primer jesuita que llega a ser Papa y el tiempo dirá hasta que punto su papado será jesuítico, especialmente en América Latina donde la frontera evangélico-católica se está desplazando. ¿Será capaz el Papa Jesuita de detener la expansión evangélica? ¿Conseguirá llevar de vuelta a sus fieles al redil católico? ¿Podrá embelesar a los evangélicos con sus modales sin cambiar los puntos doctrinales que están en controversia? ¿Continuará siendo la doctrina bíblica un tema para los evangélicos cuando tratan con la Iglesia Católico Romana al más alto nivel?

Cualquiera que sea consciente de la historia debería considerar cuidadosamente estas cuestiones. Seguramente el Espíritu es capaz de obrar milagros incluso en las instituciones tradicionales, pero la Biblia nos advierte que no nos olvidemos de la historia. Las relaciones personales son importantes, pero el discernimiento bíblico es superior. Exige conciencia teológica, atención histórica y vigilancia espiritual.

La luna de miel con el Papa Francisco continúa. Sin embargo, el talante de la opinión pública puede cambiar de repente cuando la misión completa del Papa sea expuesta y visible de forma completa.

Lo que parecía ser un matrimonio prometedor puede convertirse en un doloroso divorcio.

En cuanto a los cristianos que están experimentando la luna de miel, será conveniente que no olviden la advertencia de Jesús de no dejar el “primer amor” (Apocalipsis 2:4) y que ésta sea un recordatorio constante de la necesidad de amar y seguir a Cristo y sólo a Cristo.

Traducción: Rosa Gubianas

54. Tres tareas del papa Francisco

En su primer discurso la figura más citada fue la Virgen María a quien se encomendó. Su primera cita su primer día de papado fue la basílica mariana de Sta. Mª la Mayor para pedir a María guía y ayuda.

24 DE MARZO DE 2013

La elección del Cardenal Bergoglio al papado responde a tres asuntos fundamentales que el cónclave consideró que era necesario abordar. Estos argumentos ayudaron a dibujar el perfil del nuevo Papa y el Cardenal Bergoglio encajaba en el mismo.

En su primer y corto discurso frente a la multitud que le aplaudía en la Plaza de San Pedro, la figura más citada fue la de la Virgen María a quien se encomendó él y su predecesor.

Su primera cita en su primer día de papado fue una visita a la basílica mariana de Sta. María la Mayor de Roma para pedir a María su guía y su ayuda. Una manera más jesuítica que franciscana de empezar un papado.

LA TAREA TRANSICIONAL
Nadie en la curia dirá nunca que el reinado de Benedicto XVI fue un fracaso. Sin embargo, la impresión es que la elección del Papa Bergoglio es un reconocimiento implícito de que el papado anterior no logró todo lo que de él se esperaba, especialmente en lo referente al principal punto de la agenda, es decir, las relaciones con el Occidente laico. Tras ocho años de reinado de Benedicto, el Occidente secular se ha vuelto más distante de la Iglesia y también más crítico con la misma. Además, la Iglesia curial ha dado el más pobre resultado en términos de falta de normas cristianas. Por consiguiente, la Iglesia necesitaba un Papa diferente.

Entre el tradicional y todavía secularizado Occidente y el vibrante, aunque todavía “joven”, Sur Global, el cónclave ha escogido la clásica “via media”, o “camino del medio”.

El Papa Bergoglio nació en Argentina en el seno de una familia italiana. Es latino americano pero con orígenes europeos. Encarna la transición entre el “establishment” occidental y el fervor de los habitantes del Sur. Tal vez el cónclave creyó que si elegía a un Papa africano o asiático habría resultado un tramo demasiado largo e injustificado. Por otra parte, adherirse a otro Papa europeo habría sido demasiado de un movimiento geopolítico conservador que la Iglesia no puede soportar. El Papa Bergoglio es una figura intermedia. Diferente pero no extraña. Parecida pero no es una réplica.

También es una figura de transición en cuanto a su edad(76 años). No es un Papa “joven” con la expectativa de un papado largo, ni es tampoco un Papa “anciano” con poco tiempo por delante. Su papado pondrá a prueba la voluntad de la Iglesia de Roma
de ir más allá de la posición inmovilista de los años recientes, pero puede que no tenga el tiempo suficiente para ver realizados los cambios. El cónclave no encomienda largos papados a la Iglesia Católica (como el de Juan Pablo II), pero en cambio ha optado por mantener el futuro a la vista, a la espera de ver como se desarrollará este papado. Al mismo tiempo la jerarquía se reserva el derecho de hacer cambios si lo considera necesario.

Al Papa Bergoglio se le presenta como un “outsider”, pero en realidad no lo es. Apoyado por el Cardenal Martini, Bergoglio fue finalista en el cónclave de 2005, en el que Ratzinger se convirtió en Benedicto XVI. Es bien conocido por los cardenales y fue aparentemente considerado “fiable” por el cónclave.

En la lista de los principales candidatos antes del cónclave estaba el brasileño Scherer, otra figura transicional. A Scherer, no obstante, se le percibía al parecer muy implicado en la política de la curia romana para ser capaz de liberarse de sus maniobras. Bergoglio está integrado pero no está vinculado corporativamente con el mundo curial.

LA TAREA APOLOGÉTICA
El nombre escogido por el Papa Jesuita es Francisco. Mencionó que Francisco es una referencia a Francisco de Asís (1181-1226). La prensa internacional acentuó mucho este simbolismo franciscano y, por lo visto, le gustó. Aparentemente combinará la agudeza jesuita con el énfasis en la pobreza y la austeridad. Esta decisión tiene que ver con la voluntad de marcar una transición apologética tratando de conquistar el mundo moderno.

Ratzinger se dirigió al mismo dando conferencias como un profesor, pero a Occidente no le gustan los maestros individualistas y verticalistas. Ratzinger argumentaba sus posiciones de una forma muy hábil e intelectual, pero Occidente prefiere las celebridades que puedan encender su imaginación. Ratzinger denunciaba el relativismo moral de nuestros días, pero a Occidente no le gusta la gente que no practica lo “políticamente correcto” de aceptarlo todo. La estrategia de Ratzinger terminó en inmovilismo.

El Papa Francisco comenzó su papado con un estilo apologético muy diferente. Accesible, normal, corriente, le gusta estar con la gente, hablar su lenguaje y hacer su mensaje sencillo. Ratzinger subrayaba “la fe y la razón”, en cambio Francisco es probable que ponga el énfasis en “la misericordia y la sencillez”. Ratzinger se dirigía a Occidente como teólogo; Francisco es posible que insista en la humanidad común de todos. La diferencia es significativa.

¿Llegará la Iglesia a ser pobre y mansa? ¿Dará prioridad a un estilo de vida más sencillo? ¿Pondrá un mayor énfasis en sus labores espirituales que en sus intereses seglares?

Una cosa que debe recordarse es que Francisco de Asís no quería reformar toda la Iglesia, sino que deseaba obtener el derecho, por parte de la iglesia oficial, de vivir en la pobreza con su círculo de amigos. Anhelaba un lugar apropiado para proseguir con sus ideales evangélicos, dejando intacto el aparato de la iglesia imperial. La Iglesia de su tiempo le dio de buena gana lo que quería porque no se sentía amenazada por él.

Veremos si el Papa Francisco conseguirá que la pobreza evangélica deje de ser un lugar de unos pocos idealistas y se convierta en el estándar de la Iglesia mundial. Si es éste el caso, tendrá que examinar a Pedro Valdo (1140-1218) a quien le gustaba que Francisco practicara la pobreza evangélica, pero desafió a la iglesia oficial a hacer lo mismo. Francisco fue integrado y Valdo fue perseguido.

LA TAREA GEOPOLÍTICA
Un pensamiento final sobre el significado geopolítico de la elección. El Papa Bergoglio viene de un país donde, en las últimas décadas, el statu quo secular , que vio el catolicismo romano siendo la religión dominante, ha sido sacudido por el crecimiento de las iglesias evangélicas y nuevos movimientos religiosos de varias clases.

Este fenómeno diseña una nueva geografía espiritual del país. Lo mismo puede decirse de otros países latinoamericanos. Es interesante que la Iglesia Católica elija un Papa procedente de América Latina y le encomiende la misión de supervisar y presidir este espacio religioso continental que ha llegado a ser diluido por no decir débil. La respuesta tradicional al crecimiento numérico de los evangélicos ha sido etiquetarlos como “sectas” y “cultos”, pero este enfoque despectivo no detiene a los millones de personas que abandonan la Iglesia Católica. Ahora, el mismo Papa estará directamente implicado en rescatar el continente.

Algo importante está sucediendo en América Latina y el riesgo de perder el continente hizo que se considerara la necesidad de encauzarlo al más alto nivel.

El Papa Francisco es una figura de transición. El tiempo demostrará de qué forma será latinoamericano, curial, jesuita y franciscano.

Traducción: Rosa Gubianas

55. A Papal Honeymoon … Until When?

A honeymoon is a special time when two lovers live their newly established relationship in a sentimental way, i.e. romantically and enchantingly. In such times, one partner only perceives and highlights the best traits of the loved one but does not see the defects. Honeymoons generally last for a short time and are followed by more realistic and critical appreciations of one another.

What is interesting to notice is what happens in the public domain. In our celebrity culture, honeymoons with global figures are frequent and passionate. Once a person is elected to an important office, the public opinion tends to begin an “affair” with the new powerful figure, selecting and praising all his merits and overlooking the rest, at least at the beginning. This is what has been happening with Pope Francis after his election to the papacy. A global honeymoon is taking place. Among the many sides of it (e.g. in Catholic inner circles, in ecumenical circles), two main angles are worth considering.

The Secular Honeymoon

Comments from the international press have been very generous if not enthusiastic so far. Francis’ image was perceived as “real”, “down to earth”, “personal”, “non presuming”, very different from a “regal” arrogance of more traditional popes. His references to the care of the environment, poverty, and tenderness were highly praised and understood as being very politically correct. His insistence on “mercy” was understood as an open door to different sexual life-styles and moral choices, moving away from a judgmental attitude on the church’s side. His willingness to intermingle with people and his relaxed behavior as far as protocols are concerned were seen as proofs of his desire to be identified with normal people and with ordinary life.

            The international press decided to bypass and consider irrelevant Cardinal Bergoglio’s relationship with the Argentinian political past. No further press investigation was pursed concerning the “dark” years of the totalitarian regimes and the role of the Catholic Church in Latin America. His strong stance against gay marriages in his country was forgotten. His rather conservative positions on moral issues were simply overlooked. Unlike his predecessor, who was a published and public theologian, Pope Bergoglio does not have a record of being a Catholic maitre-à-penser. People that know all his staff say that Pope Francis is on the same page as Benedict XVI in defending the traditional position of the Catholic church in these areas. Yet the secular press fell in love with Francis. Why?

            There may be a sociological explanation to this phenomenon. In this time marked by social crisis, cultural disruption and economic uncertainty, people are eager to find someone that inspires trust and injects hope. Someone who is powerful but nonetheless gives the impression that he is on the same boat as us. A positive father-like figure that can speak simple words of love and distribute psychological caresses. Someone who can identify with the people, sending the message that “I am with you”, and struggling with the same challenges and helping everyone to overcome them. A secular “messiah” that proclaims a “soft gospel” of compassion and resilience. In his first days as Pope, Pope Francis has met expectations. The secular world strongly dislikes the Church but loves the celebrity Pope. What is going to happen when he begins to speak the “hard” sayings of the Catholic Church? The irony of it all is that the cynical, suspicious and disenchanted modern world was re-enchanted by a man using the name of a medieval, primitive and deeply religious saint.

The Evangelical Honeymoon

Comments from the Evangelical world were also marked by the honeymoon attitude. Official statements and the social networks sent out enthusiastic reactions to his election. “Man of God”, “friend of Jesus”, “man of prayer” … these were some of the most common remarks. Francis was also acclaimed as the new national or even continental hero to be proud of, the new Diego Armando Maradona (of my generation) or another Lionel Messi, i.e. a man that embodies the expectations of an entire nation, someone that Evangelical people too want to identify with.

            With all due respect, the idea of a Christ-centered man of God praying to Mary and the saints, bowing in front of an icon and committing himself and his audience to the care of Mary, is difficult to accept from an Evangelical point of view. But this was exactly what Pope Francis did on the first day of his papacy. No one is denying the deep spirituality of Francis or his godly devotion. The problem lies with the Evangelical discernment that tends to select few apparently positive aspects and forgets the negative ones. The outcome is a truncated picture at best, a false assessment at worse.

            The global Evangelical movement does not have celebrities that can compare with those stemming from the worlds of music, sport and politics. Pope Francis apparently filled the gap. Unlike his cerebral predecessor, he knows how to speak to the heart. He knows how to embrace people.

            Evangelical comments were largely based on past personal acquaintances with the former Cardinal Bergoglio. Again, no one for a moment doubts the integrity and warmth of the Pope, but the man can never be separated from his role and his loyalty to his Jesuit mission, which is now papal as well. The Jesuits were founded in 1534 by Ignatius of Loyola and in their turbulent history they have always been committed to serve as “soldiers” of the Pope in order to fight against the (Protestant) heresy and to promote the Catholic mission in the world. Francis is the first Jesuit to become Pope and time will tell just how Jesuit his papacy will be, especially in Latin America where the Evangelical-Catholic border is moving. Will the Jesuit Pope be able to stop the Evangelical expansion? Will he manage to take it back into the Catholic fold? Will he be able to enchant Evangelicals with his manners without changing the doctrinal points of controversy? Will Biblical doctrine still be an issue for Evangelicals in dealing with the Roman Catholic Church at the highest level?

            Anyone who is aware of history should carefully consider these questions. The Spirit is surely able to work miracles even in traditional institutions, but the Bible warns us to not be forgetful of history. Personal relationships are important, but Biblical discernment is bigger than that. It calls for theological awareness, historical alertness, and spiritual vigilance.

            The honeymoon with Pope Francis continues. Yet the mood of the public’s opinion can suddenly change when the fuller mission of the Pope is put on fuller display. What seemed to be a promising marriage may turn into a painful divorce. As for Christians who are experiencing the honeymoon, let the warning of not forsaking the “first love” (Revelation 2:4) of Jesus be a constant reminder of the need to love and to follow Christ and Christ alone.

Leonardo De Chirico

leonardo.dechirico@ifeditalia.org

Rome, 21st March 2013

55. O lună papală de miere … Pînă cînd?

Dosarele Vatican nr. 55 – Leonardo De Chirico

O lună de miere este un timp special în care doi iubiţi îşi trăiesc nou stabilita relaţie într-un mod sentimental, i.e. romantic şi fermecător. În astfel de perioade, un partener nu percepe şi subliniază decît cele mai bune trăsături ale celui iubit, dar nu vede defectele. Lunile de miere, în general, durează un timp scurt şi sînt urmate de aprecieri mult mai realistice şi critice ale celuilalt.

Este interesant de remarcat ceea ce se întîmplă în domeniul public. În cultura noastră a celebrităţii, lunile de miere ale figurilor globale sînt frecvente şi pasionate. Odată ce o persoană este aleasă într-o poziţie importantă, opinia publică tinde să înceapă o „aventură” cu noua figură puternică, selectînd şi lăudînd toate meritele sale şi trecînd cu vederea restul, cel puţin la început. Aceasta este ceea ce s-a întîmplat cu Papa Francisc după alegerea sa în scaunul papal. O lună globală de miere este în desfăşurare. Printre multele faţete ale acesteia (de exemplu în cercurile catolice interioare, în cercurile ecumenice), două unghiuri principale sînt demne de luat în considerare.

Luna seculară de miere

Comentariile din presa internaţională au fost foarte generoase pînă acum, dacă nu chiar entuziaste. Imaginea lui Francisc a fost percepută ca „reală”, „cu picioarele pe pămînt”, „personală”, „nebănuitoare”, foarte diferită de o aroganţă „regală” a papilor mai tradiţionali. Referinţele sale la preocuparea pentru mediul înconjurător, sărăcie şi sensibilitate au fost foarte lăudate şi înţelese ca fiind foarte corecte politic. Insistenţa sa asupra „milei” a fost înţeleasă ca o uşă deschisă spre diferite orientări sexuale şi alegeri morale, îndepărtîndu-se de o atitudine de judecată din partea bisericii. Dorinţa sa de a fi printre oameni şi comportamentul său relaxat din punctul de vedere al protocoalelor au fost văzute ca dovezi ale dorinţei sale de a fi identificat cu oamenii obişnuiţi din viaţa obişnuită.

Presa internaţională a decis să ignore şi să considere irelevantă relaţia cardinalului Bergoglio cu trecutul politic argentinian. Nu a mai fost desfăşurată nicio investigaţie suplimentară de presă privitoare la anii „întunecaţi” ai regimurilor totalitare şi la rolul Bisericii catolice în America latină. Poziţia sa puternică împotriva căsătoriilor homosexuale în ţara sa a fost uitată. Poziţiile sale mai degrabă conservatoare asupra chestiunilor morale au fost pur şi simplu trecute cu vederea. Spre deosebire de predecesorul său, care a fost un teolog publicat şi public, Papa Bergoglio nu are o istorie ca un maitre-à-penser catolic. Cei care cunosc întregul său personal afirmă că Papa Francisc se află în aceeaşi direcţie cu Benedict al XVI-lea în apărarea poziţiei tradiţionale a Bisericii catolice în aceste domenii. Cu toate acestea, presa seculară s-a îndrăgostit de Francisc. De ce?

Ar putea exista o explicaţie sociologică a acestui fenomen. În acest timp marcat de criză socială, distrugere culturală şi nesiguranţă economică, oamenii sînt dornici să găsească pe cineva care insipiră încredere şi insuflă speranţă. Cineva puternic, dar care, cu toate acestea, dă impresia că este cu noi în aceeaşi barcă. O figură parentală pozitivă care poate rosti cuvinte simple de iubire şi oferi mîngîiere psihologică. Cineva care se poate identifica cu oamenii, trimiţîndu-le mesajul „Sînt cu voi”, luptîndu-se cu aceleaşi provocări şi ajutînd pe fiecare să le învingă. Un „mesia” secular care proclamă o „Evanghelie uşoară” a compasiunii şi a curajului. În primele zile ca Papă, Papa Francisc a împlinit aşteptările. Lumea seculară dispreţuieşte puternic biserica, dar îl iubeşte pe Papa celebrităţii. Ce se va întîmpla cînd va începe să rostească afirmaţiile „dure” ale Bisericii catolice? Ironia tuturor acestor lucruri este că lumea modernă cinică, suspicioasă şi des-fermecată a fost re-fermecată de un om folosind numele unui sfânt medieval şi profund religios.

Luna evanghelică de miere

Comentariile din lumea evanghelică au fost marcate de asemenea de o atitudine de lună de miere. Declaraţiile oficiale şi reţelele sociale au transmis reacţii entuziaste la alegerea sa. „Omul lui Dumnezeu”, „prietenul lui Isus”, „om al rugăciunii” … acestea au fost cîteva dintre cele mai întîlnite remarci. Francisc a fost de asemenea aclamat ca noul erou naţional sau chiar continental, noul Diego Armando Maradona (al generaţiei mele) sau un alt Lionel Messi, i.e. un om care întruchipează aşteptările unei întregi naţiuni, cineva cu care şi evanghelicii vor să se identifice.

Cu tot respectul cuvenit, ideea unui om centrat pe Cristos care se roagă Mariei şi sfinţilor, îngenunchiază în faţa unei icoane şi se încredinţează pe sine şi audienţa sa purtării de grijă a Mariei este dificil de acceptat din punct de vedere evanghelic. Însă exact aceasta a făcut Papa Francisc în prima zi a papatului său. Nimeni nu neagă profunda spiritualitate a lui Francisc sau devoţiunea sa evlavioasă. Problema este la discernămîntul evanghelic care tinde să selecteze cîteva aspecte aparent pozitive şi să le uite pe cele negative. Rezultatul este în cel mai bun caz o imagine trunchiată, o judecată falsă în cel mai rău caz.

Mişcarea evanghelică globală nu are celebrităţi care se pot compara cu cele care izvorăsc din lumea muzicii, a sportului sau a politicii. Papa Francisc a umplut, se pare, golul. Spre deosebire de cerebralul său predecesor, acesta ştie cum să vorbească inimii. Ştie cum să îmbrăţişeze oamenii.

Comentariile evanghelice s-au bazat în mare parte pe interacţiuni personale trecute cu fostul cardinal Bergoglio. Din nou, nimeni nu pune pentru un moment la îndoială integritatea şi căldura Papei, dar omul nu poate fi separat niciodată de rolul său şi de loialitatea sa faţă de misiunea iezuită, care acum este de asemenea papală. Iezuiţii au luat fiinţă în 1534 prin Ignatius de Loyola şi în tumultoasa lor istorie au fost întotdeauna consacraţi pentru a sluji ca „soldaţi” ai Papei cu scopul de a lupta împotriva ereziei (protestante) şi de a promova misiunea catolică în lume. Francisc este primul iezuit care a devenit Papă şi timpul va spune cît de iezuit va fi papatul său, în special în America latină unde graniţa evanghelico-catolică este în mişcare. Va fi în stare iezuitul Papă să stopeze expansiunea evanghelică? Va reuşi să îi aducă înapoi în staulul catolic? Va putea să îi încînte pe evanghelici cu comportamentul său fără a schimba punctele doctrinare de controversă? Va rămîne doctrina biblică un aspect pentru evanghelici în confruntarea la cel mai înalt nivel cu Biserica catolică?

Toţi cei care cunosc istoria ar trebui să se gîndească în mod serios la aceste întrebări. Duhul este cu adevărat capabil de a face minuni chiar şi în instituţiile tradiţionale, dar Biblia ne avertizează să nu uităm istoria. Relaţiile personale sînt importante, dar discernămîntul biblic este mai mare decît acestea. El cheamă la conştienţă teologică, vigilenţă istorică şi atenţie spirituală.

Luna papală cu Papa Francisc continuă. Cu toate acestea, dispoziţia opiniei publice se poate brusc schimba atunci cînd misiunea deplină a Papei este pusă în desfăşurare. Ceea ce părea a fi o căsnicie promiţătoare s-ar putea transforma într-un divorţ dureros. În ce priveşte creştinii care experimentează această lună de miere, fie ca avertismentul de a nu-şi uita „dragostea dintîi” (Apocalipsa 2:4) pentru Isus să fie o amintire constantă a nevoii de a-L iubi şi urma pe Cristos şi numai pe Cristos.

Leonardo De Chirico este unul dintre cei mai importanţi şi activi teologi evanghelici din Italia, director adjunct al Istituto di Formazione Evangelica e Documentazione din Padova şi director al Centrului de studii de etică şi bioetică al aceluiaşi institut. Este doctor în teologie al King’s College din Londra, cu o teză publicată sub titlul „Evangelical Theological Perspectives on post-Vatican II Roman Catholicism”, Frankfurt-Oxford, Peter Lang 2003. În acelaşi timp, este vice-preşedintele Alianţei Evanghelice Italiene şi membru în Comisia socio-politică a Alianţei Evanghelice Europene.

Traducere: Otniel-Laurean Vereş
Text tradus și publicat cu permisiunea autorului.